lunedì, novembre 29, 2010

Il cimitero di Praga


Ecco l'ultima fatica letteraria di quello che è senz'ombra di dubbio il migliore scrittore italiano: Umberto Eco. L’illustre semiologo è tornato a far parlare di sé (sollevando polemiche) con un romanzo storico ambientato a fine Ottocento. Il titolo, Il cimitero di Praga, lascia già da solo presagire un'atmosfera misteriosa, ombre sfuggenti, incontri clandestini. E infatti...


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E infatti!
Al centro di tutta una serie di vicende ambientate non solo a Praga, ma anche a Palermo, Torino e Parigi, abbiamo la storia di Simonini, un falsario smemorato e dalla doppia personalità. E' l'unico personaggio del romanzo inventato di sana pianta: tutti gli altri, in effetti, sono realmente vissuti.
E' proprio il disturbo mentale (e dell'anima, diremmo) di Simonini a trasformare una tremenda bugia razzista (manipolata da altri già prima di lui e per i più svariati scopi) in qualcosa di "autentico" che diverrà il testo-base per tutti i successivi moti antisemiti.
Quest'uomo, che di mestiere fa il notaio, cavalca l'odio contro gli ebrei che, purtroppo, era assai in voga nel suo tempo (ancora; o di già). Ma ben presto capiamo che il suo disprezzo vale per l'umanità intera e che gli ebrei sono solo un bersaglio - vago e confuso - tra i tanti possibili. In effetti, lui di ebrei non ne ha mai conosciuti in vita sua!
La sua missione, foraggiata dai servizi segreti sabaudi, è quella di falsificare i documenti contabili in possesso del giovane attendente Ippolito Nievo, per nascondere il complotto massone che sta dietro all’unificazione dell’Italia. Ma la grande opera a cui dedica tutta la vita e che fa gola ai servizi segreti di mezza Europa - russi, prussiani, francesi, ma anche cattolici e gesuiti - sono i Protocolli dei Savi di Sion: appunto quella serie di testi cui accennavamo poco innanzi, tutti falsi e (ri)scritti di suo pugno, che attesterebbero l’avvenuto incontro di dodici Rabbini (a capo di tutte le comunità ebraiche) nel cimitero di Praga. Una riunione segreta che, sempre secondo i "documenti", avviene ogni cento anni e durante la quale gli ebrei complottano per rovesciare i governi del mondo e conquistare il potere assoluto a spese dei popoli.
Così, questa personalità distorta, mettendo insieme e confondendo anche una serie di leggende popolari, riesce a inventare uno dei falsi più diffusi e pericolosi del mondo...

In realtà, come dovrebbe essere noto a chiunque, I Protocolli dei Savi di Sion è un documento fabbricato dalla polizia zarista per giustificare l'antisemitismo.
Di tale vicenda Eco si è occupato specificatamente nel 2005, quando ha scritto l'introduzione al libro Il complotto. La storia segreta dei protocolli dei Savi di Sion (Einaudi) di Will Eisner. Nell'introduzione, Eco racconta come si arrivò ai Protocolli.
Tutto parte da Hermann Godsche, che nel proprio romanzo Biarritz, scritto nel 1868 sotto lo pseudonimo di Sir John Retcliffe, racconta che nel cimitero di Praga i rappresentanti delle dodici tribù di Israele si riunivano per preparare la conquista del mondo. Cinque anni dopo, la stessa storia venne riferita come vera in un libello russo (Gli ebrei, signori del mondo). Nel 1881 Le contemporain la ripubblicò asserendo che proveniva da una fonte sicura, ovvero dal diplomatico inglese Sir John Readcliff (!). Nel 1896 Francois Bournand usò di nuovo il discorso del Gran Rabbino (che questa volta si chiamava John Readclif) nel suo libro Les Juifs, nos contemporains. Ma quello di cui non ci si è accorti - osserva Eco - è che Godsche non fece altro che copiare una scena dal Joseph Balsamo di Dumas (del 1849), in cui si descrive l'incontro tra Cagliostro e altri congiurati massonici, per progettare l'affare della Collana della Regina e preparare attraverso questo scandalo il clima adatto per la Rivoluzione Francese...



Il cimitero di Praga è illustrato, proprio come lo erano i romanzi d'appendice dell'Ottocento.




Pagg. 240-244



 



>> Avevo per intanto ottenuto un colloquio col cavalier Gougenot des Mousseaux. Era un settantenne già debole di spirito, convinto delle poche idee che aveva, e interessato solo a provare l'esistenza del demonio e di maghi, stregoni, spiritisti, mesmeristi, ebrei, preti idolatri e persino "elettricisti" che sostenevano l'esistenza di una sorta di principio vitale.

Parlava in modo fluviale, e aveva cominciato dalle origini. Ascoltavo rassegnato le idee del vecchio su Mosè, sui farisei, sul gran sinedrio, sul Talmud, ma Gougenot mi aveva nel contempo offerto dell'ottimo cognac, lasciando distrattamente la bottiglia su un tavolinetto davanti a lui, e sopportavo.

Mi rivelava che la percentuale delle donne di malaffare era più alta presso gli ebrei che presso i cristiani...

[...]

Come per le prostutute, anche il numero dei malfattori era più alto presso i giudei che presso i cristiani: - Ma lo sapete voi che su dodici casi di furto giudicati dal tribunale di Lipsia undici erano dovuti a ebrei? esclamava Gougenot, e aggiungeva con un sorriso malizioso: - E infatti sul Calvario c'erano due ladroni per un solo giusto. E in genere, aggiungeva, i crimini commessi da ebrei sono tra i più perversi, come la truffa, il falso, l'usura, la bancarotta fraudolenta, il contrabbando, la falsificazione monetaria, la concussione, la frode commerciale, e non fatemi dire di più.

[...]

- Spiegatemi perché, mi diceva Gougenot, gli ebrei sono stati quasi sempre risparmiati dalle epidemie di colera, anche se vivevano nelle parti più malsane e insalubri della città. Parlando della peste del 1346, uno storico dell'epoca ha detto che per ragioni misteriose gli ebrei non ne sono stati colpiti in nessun paese, Frascator ci dice che solo gli ebrei si sono salvati dall'epidemia di tifo del 1505, Degner ci dimostra come gli ebrei siano stati i soli a sopravvivere all'epidemia dissenterica a Nimega nel 1736, Wawruch ha provato come il verme solitario non si manifesti nella popolazione ebraica in Germania.

[...]

Sembrava spossato dal risentimento, tanto che ero stato tentato di offrirgli un bicchierino del suo cognac. Ma si era ripreso, così che, quando era arrivato al messianismo e alla cabala (e quindi disposto a riassumere anche i suoi libri di magia e satanismo), io ero ormai entrato in un beato stordimento, ed ero riuscito per miracolo ad alzarmi, ringraziare e accomiatarmi.

Troppa grazia, mi dicevo, se dovessi propinare tutte queste notizie in un documento destinato a gente come Lagrange c'è il rischio che i servizi segreti gettino me in una segreta, magari al castello d'If, come si deve a un devoto di Dumas. Forse avevo preso il libro di des Mousseaux alquanto sottogamba, perché ora che scrivo ricordo che Le juif, le judaisme et la judaisation des peuples chrétiens era poi uscito nel 1869 in quasi seicento pagine in corpo assai piccolo, aveva ricevuto la benedizione di Pio IX e ottenuto un grande successo di pubblico. <<


 



(Umberto Eco)





 

mercoledì, novembre 24, 2010

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