domenica, maggio 23, 2010

Apoteosi Inter

2-0, doppietta di Diego Milito: l'apprendista stregone (Mourinho) supera il Gran Maestro (van Gaal).
"Colpo triplo" dei Nerazzurri (scudetto, Coppa Italia e Champions League in una sola stagione!) e Massimo Moratti che si ritrova a ricalcare le orme di papà Angelo a distanza di 45 anni.



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Bernabéu gremito. E' lo stadio in cui, con molta probabilità, José Mourinho lavorerà a cominciare già dalle prossime settimane; perciò, per lui è come un preludio lussuoso, un esercizio di respirazione; respirerà aria di grandeza madrileña: lo attende il Real...
Tuttavia, l'allenatore portoghese non vuol lasciare l'Inter senza aver prima compiuto fino in fondo il suo dovere. E ci riesce brillantemente, forte di una truppa davvero eccezionale di professionisti della pedata ma, soprattutto, di ben amalgamati amici.


Il Bayern si schiera in campo attendendosi stupidamente un'Inter catanecciara... E', questo, uno dei due grandi errori che commettono i tedeschi. L'altro sarà fare entrare nel secondo tempo Klose al posto dell'eccellente Altintop anziché per l'invisibile punta unica Olic.
Al contrario del suo ex insegnante, "Mou" azzeccherà i pochi, scontati cambi che saranno ncessari per portare a casa il successo.



Vincendo questa finale, l'Inter ha in qualche modo vendicato anche la Fiorentina, che, come ricorderete, dal doppio confronto con il Bayern München era uscita perdente (dovendo quindi dire prematuramente addio alla prestigiosa competizione continentale). Se la Viola non ce l'ha fatta, è stato più per colpa degli arbitri che per merito degli avversari. In una dimensione parallela in cui regnasse davvero la giustizia, chissà, la finale avrebbe potuto essere Inter-Fiorentina...


Moratti: "Emozione sensazionale"

Ma non c'è tempo né spazio per le speculazioni. Per i sogni, invece, sì. E' un'atmosfera quasi irreale e - appunto - onirica quella che caratterizza l'Estadio Bernabéu di Madrid mentre vengono lette le formazioni. L'Inter giocherà con Chivu terzino sinistro (Facchetti!), Zanetti in un ruolo che potremmo definire "mediano di spinta" (Bedin! o Bertini!) e Pandev esterno sinistro (o ala sinistra: Mariolino Corso!). Il mito nerazzurro, con passato e presente accorpati sotto le stelle della Meseta, freme, fluisce e si libra sull'onda dei colori societari che riempiono più o meno metà dell'imponente arena.
L'altro 50% circa degli spalti si è tinto invece del rosso-e-bianco del Bayern.


Club solido, quello presieduto da Karl Rummenigge (ex Inter!) e che vede come presidente onorario il leggendario "Kaiser", al secolo Franz Beckenbauer. Al contrario di Karl, che proviene dal Nord Reno-Westfalia e che per i bavaresi è perciò quello che per i nostri meridionali equivale a un "polentone", Franz è bayerisch nel cuore e nell'anima. Ai microfoni di Sat1, l'emittente che ha i diritti per trasmettere la partita in Germania, Franz Beckenbauer rammenta, biascicando nel modo tipico dei bavaresi, che l'Inter, "come tutte le squadre italiane, ama fare il muro" e che il compito più arduo per la squadra di Monaco sarà appunto di sfondare tale barriera difensiva.
Siamo alle solite: i tedeschi si lasciano accecare dai luoghi comuni, credono solo a ciò che vogliono credere, tendono a inquadrare gli italiani nel compartimento erroneo del loro cervello a patata... Risultato: i "mangiaspaghetti" sgusciano tra le loro maglie e vincono! (E' già capitato innumerevoli volte a livello di nazionali.)


Sì, il Bayern München ha peccato di arroganza nei giorni, anzi nelle settimane precedenti alla finale madrilena. Tante chiacchiere si sono consumate, tanti falsi preconcetti si sono creati, rendendo l'attesa snervante. Aizzati da tabloid semi-fuorilegge come la Bild Zeitung, l'allenatore, i giocatori e i dirigenti della società di Monaco di Baviera non hanno fatto altro che sottolineare la propensione al "catenaccio" dell'Inter e quella all'"attacco" dello stesso Bayern. Parecchio disturbanti sono risultate soprattutto certe dichiarazioni di Louis van Gaal, il tecnico olandese, il quale ha cercato di soggezionare a distanza l'arbitro con frasi del tipo: "Moltissimo dipende dalla conduzione di gara dell'Imparziale. Una singola decisione sbagliata può compromettere fatalmente il punteggio". Con questa tattica psicologica da strapazzo, van Gaal cercava anticipatamente di tirare dalla propria parte il fischietto designato...
Per fortuna, l'inglese Webb si è dimostrato perfettamente all'altezza dei suoi compiti. Alla fine dei 90 minuti, i bavaresi non possono recriminare alcunché, con l'eccezione, forse, di un mani in piena area di Maicon. (D'altronde, sull'altro piatto della bilancia c'è qualche duro fallo di troppo a opera di Bommel, magnanimamente graziato dalla terna arbitrale.)

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Conseguenza di tanta "guerra dei nervi", che alla fin fine ha finito per avere un effetto-boomerang: per 35 minuti, vale a dire dal fischio d'inizio al primo goal di Milito, i bavaresi sono rimasti pressoché imbambolati, sorpresi dalla padronanza tecnico-tattica dell'Inter. Insomma, sono saltati fuori tutti i difetti, tutte le Macken del Bayern; in primis, la mentalità da eterna provinciale, da zia di campagna eccessivamente sparagnina e che moralizza a vuoto (rimproverando alle vicine vezzi e vizi che lei medesima possiede). Quale altro club si periterebbe di schierare un paio di talenti privi di esperienza - Badstuber e Müller - in una finale di Champions League e contro un avversario del calibro dell'Inter?!?
I Nerazzurri fanno quasi quel che vogliono, si prendono il lusso di ridurre al minimo il possesso palla, premono e nel contempo corrono, affondano... lasciando ai tedeschi ben poche possibilità di mettersi in luce (dove sono Schweinsteiger, Olic, Lahm? soltanto il turco Altintop sa rendersi pericoloso in un'occasione o due).
Ed ecco che, alla prima opportunità che gli si presenta, il nostro "Principe" invita di testa Sneijder a fargli da sponda, si scrolla di dosso le guardie del corpo e appoggia in rete con tocco vincente.

Questo è vero calcio: un gioco lineare, concreto, dove si bada al sodo. Per tutta la partita, l'attaccante argentino avrà tirato in porta due volte, al massimo due e mezza. E ha realizzato una doppietta!

Il commentatore di Sat1 affoga nella bile, si scatena contro il club italiano, reo, a suo dire, di chiudersi in difesa...
In effetti qualcosina di vero c'è: dal 35' al 45' si assiste a un'Inter che pare accontentarsi dell'1-0, con il Bayern che spinge (sterilmente però) alla ricerca del pareggio. Eppure, anche in questa fase sono gli interisti a sfiorare più spesso il goal...

La tivù tedesca è indigesta. Bisogna cambiare canale. Molto meglio ORF, l'emittente statale austriaca. Lì abbiamo l'onore di avere in studio, come co-commentatore, Herbert Prohaska, stella interista per un breve ma intenso scampolo degli Anni Ottanta. Prima del match, Prohaska ha pronosticato un 1-0 per il club italiano e, mentre i giocatori si trovano negli spogliatoi aspettando la ripresa, lui si gongola, con le tipiche, profonde vocali ostrogote: "Probabile che il risultato rimanga così e che io ci azzecchi in pieno...".
La sua simpatia è riservata palesemente all'Inter. Di contro, il commentatore austriaco "in campo" è - ovvio - dalla parte dei bavaresi e ogni tanto anche lui scivola, come i colleghi tedeschi, nel cliché del "calcio maccheronico". Ma in complesso si riscontra molta più obiettività in Austria che non in Germania.


Il futuro... è già oggi

Durante la pausa ci si attendeva che van Gaal strigliasse e spronasse i suoi, e infatti qualcosina in più il Bayern ad inizio di secondo tempo la fa vedere. In generale però i tedeschi appaiono troppo compassati. Inoltre, si trovano di fronte un'Inter disciplinatissima e furba che sembra la replica di quella di Helenio Herrera: difesa perfetta, ripartenze da manuale e un centravanti superbo pronto a stoccare una seconda volta. 2-0, e a questo punto nessuno ha più dubbi sulla conquista del trofeo da parte dei Nerazzurri.

La nostra squadra ha giocato "la" partita perfetta ed è parere concorde che Milito si meriti il Pallone d'Oro.

Complimenti Inter, conquistadora della più importante coppa europea. E complimenti ai numerosi tifosi arrivati dall'Italia che hanno colorato il Bernabéu vincendo la sfida del tifo contro i tedeschi (pittoreschi ma in maniera meno gioiosa).

Al fischio finale corrisponde il tripudio dei fans nerazzurri e l'invidia, il livore, la frustrazione dei miseri "gufi", ossia di quei nostri connazionali che, nel corso della magica serata, hanno tifato contro. (Ma consoliamoci: le cose vanno così anche fuori del nostro Paese. In Germania non sono pochi coloro che augurano sempre al pluridecorato e ricco F.C. Bayern di perdere. Beh, per una volta tanto sono stati accontentati.)

Il pianto irrefrenabile di Mourinho in appendice ai 90 minuti si può interpretare in tanti modi: felicità, sfogo liberatorio dopo le polemiche e le accuse - anche pesanti - nei suoi confronti, oppure un umanissimo tributo alla fortuna. Sì, perché per arrivare a conseguire tanti e tali successi occorre non solo bravura, ma anche un pizzico, a volte due, di buena suerte. Comunque sia, Madama Fortuna è fondamentalmente una signora, e le signore non si accompagnano agli indegni, agli immeritevoli.

Ciao José... e grazie per il tuo soggiorno a Milano.

Grazie soprattutto Grande Inter; e non soltanto per il successo arcimeritato. Hai riscattato, attraverso lo sport più popolare in assoluto, l'immagine dell'Italia nel mondo, restituendoci un momento di sano orgoglio nazionale.

Capitan Zanetti (700sima presenza!) corona una militanza speciale con la maglia a strisce nere e azzurre: "E' un'emozione unica, inseguivo questa coppa da 15 anni e arriva proprio nel momento migliore della mia carriera".
Gli fa eco Cambiasso: "E' la vittoria del gruppo".



E adesso... tutti in vacanza! Anche perchè i mondiali sudafricani saranno per noi brevi e - urca! - tutt'altro che indolori.


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Bayern-Inter 0-2


Bayern: Butt; Lahm, Van Buyten, Demichelis, Badstuber; Robben, Van Bommel, Schweinsteiger, Altintop (18' st Klose); Müller, Olic (29' st Gomez).
A disp: Rensing, Gorlitz, Contento, Pranjjic; Tymoschuk.
All. Van Gaal.

Inter: Julio Cesar; Maicon, Lucio, Samuel, Chivu (21' st Stankovic); Zanetti, Cambiasso; Pandev (33' st Muntari), Sneijder, Eto'o; Milito (45' st Materazzi).
A disp: Toldo, Cordoba, Mariga, Balotelli.
All. Mourinho.


Arbitro: Webb (Inghilterra).
Marcatore: 35' pt Milito, 25' st Milito.


Note: ammoniti Demichelis, Chivu, Pandev, Van Bommel.



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Articolo di Peter Patti, 22-23/5/2010


sabato, maggio 22, 2010

Dopo Santoro, "è stata dimessa" dalla RAI anche Maria Luisa Busi

Con un discorso corretto ed equilibrato, l'annunciatrice più nota d'Italia ha sgombrato la propria scrivania. La sua accusa a Minzolini: "Oggi l'informazione del TG1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il paese reale?"


"Caro direttore,


ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del TG1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori.


Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'la più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura, ha visto trasformare, insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale'.


Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. È stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del TG1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del Nord Est che si tolgono la vita perché falliti?
Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il TG1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale.


L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale.


Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. È lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori.


I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di 'vergogna!' e 'scodinzolini!', ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. È quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica."




Nella lettera a Minzolini, Busi tiene a fare un'ultima annotazione "più personale":

"Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto:


1) respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al TG1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.


2) Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.


3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di 'danneggiare il giornale per cui lavoro', con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il TG1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche'. Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editorialì' e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale.


Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard, in Antichi Maestri, scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno.


Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del TG1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere."

domenica, maggio 16, 2010

Inter Campione d'Italia

E' il 18° scudetto: uno in più del Milan


Miglior attacco, migliore difesa, minor numero di sconfitte... I numeri parlano per i Neroazzurri di Mourinho, a dispetto di un calo nell'ultima parte di campionato che ci lascia tutti apprensivi per la finale madrilena di Champions League. Speriamo che contro il Bayern, il 22 maggio, l'Inter ritrovi il massimo delle forze: la conquista del più importante trofeo europeo sarebbe un bel regalo per tutti i tifosi italiani.


Ricordiamo che, come l'Inter, anche il Bayern München ha fatto il "double" (campionato e coppa nazionale). I tedeschi sono in formissima e cercheranno di coronare la stagione con il trionfo in Champions. Per l'Inter, la tripletta (nel caso di una vittoria a Madrid) rappresenterebbe "la prima volta" per una squadra italiana: nessuno dei nostri club infatti si è mai imposto in tutt'e tre le competizioni in uno stesso anno. E in Europa l'impresa è riuscita finora solo al Barcellona.



L'1-0 di Siena (goal di Milito) consente ai Neroazzurri di vincere il loro quinto scudetto consecutivo, eguagliando il record stabilito dalla Juve negli Anni Trenta e dal Torino negli Anni Quaranta.


Il club bianconero (con la vecchia-nuova gestione degli Agnelli) forse si sta rendendo conto solo adesso di cosa è stato Calciopoli, dei danni che si è autoprovocati. Il verdetto della giustizia sportiva ha inferto un grave colpo a questa società già grandissima. Ma gli stessi juventini devono ammettere di aver avuto molta, moltissima fortuna; in altri Paesi, infatti, un club che è accusato di corruzione (nonché di aver drogato i propri giocatori) viene prontamente radiato. Chissà quanti anni serviranno alle Zebre per tornare a lottare per lo scudetto!


Bene la Roma, che grazie a Ranieri si è ripresa dallo strano blocco psicofisico di inizio campionato. Vertiginosa la rincorsa operata dai capitolini. Ma al club giallorosso (e ai suoi tifosi) manca quella certa coolness che contraddistingue tutte le grandi squadre. Un po' più di aplomb, di savoir fair, non guasterebbe loro (tristemente indimenticabile il fallaccio di Totti ai danni di Balotelli). Il monito vale anche per la presidentessa Rossella Sensi, autrice di una stupida quanto isterica polemica contro la Lazio e contro i diretti avversari milanesi.


La Samp torna a giocare in Champions League dopo 16 anni. Correva il 20 maggio 1992 quando i blucerchiati affrontarono in finale (udite! udite!) il Barcellona. Allora il torneo si chiamava Coppa dei Campioni. Rete di Koeman e sogni infranti per noi. Quella sera, Roberto Mancini - alias "il Mancio" - si accasciò sul campo, scoppiando in lacrime...


Auguri anche al Palermo per lo splendido campionato. La squadra di Delio Rossi non ha mancato di vincere anche nell'ultimo appuntamento stagionale, in quel di Bergamo (doppietta di Cavani; goal del momentaneo pareggio atalantino firmato da Ceravolo). Non sarà Champions League ma l'Europa ha comunque aperto le sue porte ai simpatici Rosanero.


Serie A


Classifica finale 2009-10



























































































































































































































    P.ti  G V N S +/-
    1 Inter 82 38   24   10 4 41
    2 Roma 80 38 24 8     6     27
    3 Milan 70 38 20 10 8 21
    4 Sampdoria 67 38 19 10 9 8
    5 Palermo 65 38 18 11 9 12
    6 Napoli 59 38 15 14 9 7
    7 Juventus 55 38 16 7 15 -1
    8 Parma 52 38 14 10 14 -5
    9 Genoa 51 38 14 9 15 -4
    10 Bari 50 38 13 11 14 0
    11 Fiorentina 47 38 13 8 17 1
    12 Lazio 46 38 11 13 14 -4
    13 Catania 45 38 10 15 13 -1
    14 Chievo 44 38 12 8 18 -5
    15 Udinese 44 38 11 11 16 -5
    16 Cagliari 44 38 11 11 16 -2
    17 Bologna 42 38 10 12 16 -13
    18 Atalanta 35 38 9 8 21 -16
    19 Siena 31 38 7 10 21 -27
    20 Livorno 29 38 7 8 23 -34



 

martedì, maggio 04, 2010

USA: almeno 22 le vittime dell'inondazione - Nashville sott'acqua


Un nubifragio di portate spaventose ha flagellato lo scorso fine settimana il sud degli Stati Uniti e in particolare le regioni di Mississippi, Kentucky e Tennessee.
Il livello del Cumberland River, che attraversa Nashville, continua a innalzarsi. Non soltanto il centro storico della "capitale della musica", ma anche un'attrazione come The Grand Ole Opry (celebre sala di concerti, con annessi hotel e sale di conferenze), sono stati invasi da svariati metri di acqua fangosa (vedi foto sotto; le immagini sono cortesia di MSN).
Karl Dean, sindaco di Nashville, parla di un'alluvione quasi senza precedenti.



Migliaia di sfollati hanno trascorso la notte in vari rifugi; almeno 1.500 persone che si trovavano nel Gaylord Opryland Resort and Convention Center sono sfuggiti all'inondazione trascorrendo la notte tra domenica e lunedì all'interno di una scuola.



Purtroppo anche per i prossimi giorni sono previste piogge torrenziali e si attendono addirittura tornadi.

sabato, maggio 01, 2010

Ckaudio Lolli: "Primo Maggio di festa"

(dall'album Ho visto anche zingari felici)


Primo maggio di festa oggi nel Viet-Nam
e forse in tutto il mondo,
primo maggio di morte oggi a casa mia
ma forse mi confondo.
E che titolo rosso oggi sul Viet-Nam
e che sangue negli occhi della mia gente,
e che cosa da niente oggi essere lì
e morire senza il sole del Viet-Nam.
Che sapore di morte oggi dal Viet-Nam
ma forse è mio padre, mi confondo.

Che sapore di sole oggi dal Viet-Nam
ma forse è proprio il sole, qui, mi confondo.
E confondo la testa col mondo e col Viet-Nam
e confondo i miei occhi con i tuoi,
e che titolo rosso oggi sul Viet-Nam
ma forse è il tuo sangue,
mi confondo.







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