sabato, agosto 30, 2008

Serie A: il Palermo non c'e'

1-3 a Udine. Inizia il campionato ed è già crisi profonda.

I Rosanero non ingranano. Dopo l'eliminazione da Coppa Italia ad opera del Ravenna, perdono anche la "prima" di campionato contro l'Udinese. Strepitoso Totò Di Natale, autore di una doppietta, al contrario di Cavani che sempre più sta rivelandosi un "mangia-goal"; ma non basta paragonare i reparti d'attacco per spiegare questa sconfitta. Si è trattata di una vera e propria demolizione quell compiuta dai friulani. Male la difesa del Palermo, molto male i centrocampisti, Liverani in testa. Si salva solo Fabrizio Miccoli, capace di creare almeno tre nitide palle-goal che - come già detto - Cavani ha saputo sprecare.

Sono sempre in corso le scommesse sul momento in cui il "Mister" Colantuono verrà licenziato

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Il presidente Zamparini

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Intanto nella Bundesliga tedesca pareggia il Wolfsburg di Barzagli (oggi senza Zaccardo): solo 2-2 in casa contro il non eccelso Eintracht Frankfurt. La squadra di Magath rimane comunque imbattuta dopo tre giornate.
Fermato il "volo" del piccolo, sorprendente 1899 Hoffenheim, che dopo due gare a punteggio pieno e senza reti al passivo ne becca ben 5 dal Leverkusen.
In attesa dei due match domenicali Bayern Monaco-Hertha e Stoccarda-Hannover, la situazione in testa alla classifica è questa:


Schalke, Hamburg e Dortmund 7 punti, Leverkusen e Hoffenheim 6, Wolfsburg 5.

venerdì, agosto 29, 2008

28/08/88: il giorno nero delle Frecce Tricolori

A vent'anni dalla tragedia di Rammstein, nel Palatinato, la Germania rinnova il lutto. Quel giorno, sul campo d'aviazione U.S.A., c'era uno show di velivoli da tutto il mondo, e proprio le nostre Frecce Tricolori dovevano provocare l'inferno.
Tre aerei italiani si urtano durante l'esibizione, uno precipita sulla folla (erano ca. 350.000 gli spettatori all'"Air Base" di Rammstein): 80.000 litri di cherosina infiammata causa la morte di 70 persone, oltre 450 riportano gravi ustioni e/o perdono uno o più arti.



I nostri media tacciono, ma la Germania ricorda, eccome. I toni sono tristi, ma c'è anche chi accusa i responsabili dello show per non aver fatto rispettare la distanza di sicurezza.



Le Frecce Tricolori sono in grado di entusiasmare persino coloro che non si erano mai sognati di interessarsi per il volo acrobatico, ma quel maledetto 28 agosto 1988 è rimasto come una macchia indelebile nell'albo della pattuglia aerea italiana.


domenica, agosto 24, 2008

'East is East'

(GB, 1999)


Mentre nella prima serata di sabato la RAI ci propone film indiani con molto colore ma assolutamente vuoti di significato, il tutto sotto la stupida egida "Amori con... turbanti" (roba da Settimana Enigmistica per spiriti poveri), bisogna aspettare le 4 del mattino (!) per vedere una pellicola realmente pregevole. A volte, in effetti, c'è l'imbarazzo della scelta tra il film che RAI 1 trasmette a tarda notte e il materiale proposto da Fuori orario su RAI 3. Già: il programma per insonni di "Mamma RAI" vale più di tutto quanto non ci viene mostrato nelle rimanenti 18-20 ore.


 Oggi abbiamo visto, a un'ora licantropesca, East is East, per la regia di Damien O'Donnell. Trattasi di un piccolo capolavoro basato su una pièce teatrale di Ayub Khan-Din (sua anche la sceneggiatura del film).


Manchester, 1971. Il pakistano George Khan (Om Puri), proprietario di una friggitoria, è sposato con l'inglese Elle (Linda Basset), con la quale ha una prole numerosa. Accecato dalla fede per il Paese d'origine, che è coinvolto in una guerra fratricida con l'India di Indira Gandhi, e per i severi principi della religione mussulmana (ma patria e islamismo sono per lui un'unica cosa), l'uomo non sembra accorgersi che i suoi sette figli crescono nello spirito dei cambiamenti - culturali e di costume - in atto in Inghilterra e nell'intero l'Occidente.

A conti fatti, George Khan vive in una sua propria realtà e i figli, complici la madre, in una loro. I problemi scoppiano quando George combina un matrimonio per il figlio più grande, Nazir (Ian Aspinall), il quale però durante la cerimonia abbandona l'altare e non farà ritorno a casa, anche per dare sfogo alle sue tendenze omosessuali (diventerà un modista di successo).

George, dai figli chiamato "Gengis" per i suoi modi dispotici, cerca allora di riparare lo scandalo agli occhi della comunità pakistana, e combina un doppio matrimonio per i due maschi che, per ordine di età, vengono dopo Nazir, ossia Tariq (Jimi Mistry), uno sciupafemmine frequentatore di discoteche, e il più remissivo Abdul (Raji James). Ora, le ragazze in questione, figlie di un certo Mr. Shah da Bradford, sono tutt'altro che due bellezze, e a questo punto non soltanto i due "prescelti", ma anche gli altri del clan si ribellano a George "Gengis" Khan, in un susseguirsi di scene che alternano il comico al drammatico. E' il momento del riscatto per la moglie Ellen, finora in bilico tra doveri matrimoniali e felicità dei propri bambini: la donna trova finalmente la forza per opporsi alla tirannia del coniuge, il quale è stato solito minacciarla con la chiamata in Inghilterra della sua prima moglie, rimasta in Pakistan.


La commedia mantiene un tono leggero ma contiene anche elementi che sbirciano all'inestirpabile razzismo dei britanni, similmente ai romanzi dell'anglo-pakistano Hanif Kureishi. Quando Abdul, disperato perché il padre ha deciso di ammogliarlo, va a ubriacarsi di birra in un pub, viene interpellato da un'allegra brigata che gli rivolge l'epiteto "uomo primitivo" e frasi del tipo: "Ti piace la bevanda dei bianchi, eh?" E, sui muri della tranquilla stradina multietnica in cui vive la famglia Khan, compaiono i manifesti del politico Enoch Powell (1912-1998), il conservatore razzista che voleva rimpatriare gli immigrati (fu addirittura Primo Ministro).


Debutto fortunato per il regista O'Donnell e stupenda interpretazione di tutti gli attori, a cominciare da Om Puri, naturalissimo nel ruolo dello straniero che non ha mai imparato a parlare bene la lingua del Paese ospitante e che crede di avere la situazione familiare sotto controllo, mentre in realtà i figli sono integrati nella società inglese e fanno le facce annoiate in moschea, dove si prega in un idioma che non capiscono.

Molto ben delineati i singoli personaggi. Saleem (Chris Bisson) è hippie, finge di studiare ingegneria per frequentare invece un corso d'arte e un giorno - ovviamente nel momento meno appropriato - porta a casa una "scultura" che mostra un pube femminile con tanto di peli (tra l'altro vietati dalla tradizione musulmana). Il più piccolo, Sajid (Jordan Routledge), indossa un parka che gli serve da nascondiglio permanente; Sajid non è stato ancora circonciso e, anche se i fratelli cercano di risparmiargli questa tortura, il padre viene a scoprirlo (avvertito dall'imam del sobborgo) e costringe il tredicenne a sottoporsi alla dolorosa operazione... che verrà eseguita da un medico indiano, e dunque proprio da un rappresentante di quella Nazione che George Khan odia maggiormente.

L'unica femmina, Meenah (Archie Panjabi), preferisce giocare a calcio piuttosto che indossare il sari...

 

Molto istruttiva la "gita" della piccola tribù nella cittadina di Bradford, dove risiede Mr. Shah, proprietario di un'estesa tenuta e padre delle due ragazze (davvero bruttine!) che sono state "promesse" ai recalcitranti Tariq e Abdul. Bradford, nel nord dell'Inghilterra, è la roccaforte di moltissimi pakistani. Ebbene, il cartello posto all'inizio della cittadina è stato sporcato con lo spray da qualcuno che l'ha ribattezzata "Bradstan". Meno di due anni dopo dall'uscita di East is East, Bradford fu teatro di gravi disordini razziali, provocati dagli estremisti del Fronte Nazionale.

sabato, agosto 23, 2008

Josefa Idem e gli amori nello sport

Grazie, Josefa!

 A 44 anni la canoista di origine tedesca regala all'Italia un'ennesima medaglia, e che medaglia! Solo 4 millesimi l'hanno separata dall'oro.

Josefa Idem è nel nostro Paese dal 1989. Vi si è trasferita per amore di Guglielmo Guerrini (divenuto suo allenatore; con lei in una foto dell'epoca).



  



Amori nello sport



Un'altra interessante coppia "olimpica" è quella formata da Alex Schwazer (oro nella marcia a Pechino) e la celebre pattinatrice Carolina Kostner. I due altoatesini hanno circondato la loro relazione di una discrezione che fa loro onore.



Non sempre infatti nello sport l'amore è tenuto nascosto: viene sbattuto in prima pagina per iniziativa degli stessi protagonisti o per la famelicità dei media. Ricordiamoci quale enorme evento mediatico rappresentò il matrimonio tra Francesco Totti e Ilary Blasi.





Tornando in ambito olimpico, altra love story più o meno silenziosa è quella tra Tania Cagnotto e Francesco dell'Uomo, entrambi tuffatori di rango internazionale.

   Tra le altre cose, i due sono testimonial dell'ADMO, l'Associazione Donatori Midollo Osseo. Un amore vero, di stile, e pieno di significati anche sociali.

 

Tutto il contrario del vizioso triangolo Laure Manaudou - Luca Marin - Federica Pellegrini, con la francesina che dispensa baci al dorsista Stasiulis, poi agli Europei in Ungheria lancia l'anello di fidanzamento contro Luca e quindi si fa ritrarre in immagini hard che fanno impazzire Internet. Tutto finisce con il sicilianissimo Luca che va a consolarsi tra le braccia di Federica, altra coriacea nuotatrice ma stavolta veneziana, e rivelazioni su particolari intimi di entrambe le relazioni (di pessimo gusto l'intervista rilasciata alle "Iene" dai due italiani freschi di fidanzamento).

In fondo in fondo, Luca Marin nel cambio di nuotatrici ci ha guadagnato: a vincere l'oro a Pechino infatti è stata la Pellegrini... 



Sa quasi di favola la love story tra John Baldwin, campione statunitense di pattinaggio artistico, e Rena Inoue, sua storica compagna sulle piste. Appena conclusa la prova di danza all'Xcel Energy Center di St.Paul, in Minnesota, Baldwin si inginocchia e davanti all'attonito pubblico chiede la mano a Rena, con la quale gareggia in coppia da sette anni e ha vinto per due volte il titolo di campioni U.S.A. Lei piange (dimostrando così di non essere preparata all'evento) e dice sì.  



 Il ghiaccio ispira evidentemente, perché simile è la storia di Helge Bjornstad, giocatore norvegese di sledge hockey che, al termine della partita con l'Italia alle Paralimpiadi di Torino (risultato: 12-0), riunisce a centrocampo compagni e avversari per fare la proposta di matrimonio alla bionda Catherine. Lei lo raggiunge sul ghiaccio e sugella il lieto fine con un bel bacio.


La nostra tennista Francesca Schiavone invece si è tolta, almeno nelle immagini, dall'imbarazzo dei sentimenti. Durante un torneo di tennis, nel riposo per un cambio di campo, dice a uno spettatore, accompagnando la cosa con un eloquente gesto: "Dopo... scopiamo!" Il prescelto risponde affermativamente muovendo la lingua e una mano a mo' di conferma.

(http://video.jumpy.it/striscia/C_3_video_2286_filevideoadsl.wmv)

Alla Schiavone piacciono i modi diretti, senza tanti fronzoli... e forse ha ragione lei. Di tanto in tanto, chiunque di noi dovrebbe fare così, ovvero lasciare il cuore a casa.





La love story più emozionante...



e purtroppo solo in parte a lieto fine, è quella che abbiamo conosciuto grazie all'oro vinto nel sollevamento pesi da Matthias Steiner. Salito sul podio, il robusto atleta ha mostrato la fotografia della moglie Susann, dedicando a lei la vittoria.

 Steiner, viennese, per la sua Susann (una ragazza che lo aveva contattato per via epistolare dopo averlo visto in tivù) si era trasferito in Germania e, dopo il matrimonio, aveva chiesto e ottenuto la cittadinanza tedesca. Lui e Susann avevano progettato di visitare insieme la Cina, durante le Olimpiadi, tanto che avevano aperto un conto per pagarsi il viaggio. Ma in un maledetto giorno del luglio 2007 lei muore in un incidente stradale. Matthias Steiner cade in profonda depressione, poi capisce che l'unico modo per poter continuare a vivere è quello di riprendere ad allenarsi per andare a Pechino e vincere l'oro per la sua amata. E ci riesce!

giovedì, agosto 21, 2008

Risate sulla pista del Nido d'Uccello


Al "Bird's Nest" di Pechino quest'oggi alcuni atleti ci hanno fatto proprio sbellicare. Stiamo parlando dei quartetti maschili e femminili delle staffette di Italia e U.S.A., due nazioni strettamente alleate - anche quando si tratta di improvvisare uno spettacolo comico.

E' stata ancora una volta una giornata d'atletica favorevole alla Giamaica. Anche perché i velocisti statunitensi hanno un rapporto a dir poco freudiano con il testimone (lo hanno dimostrato già in passato). L'ultima frazionista stelle-e-strisce è addirittura tornata indietro a raccoglierlo, rimettendosi a correre e arrivando, ovviamente, ultima. Il tutto mentre sugli schermi comparivano i volti disperati delle sue compagne.

Tra gli uomini, è stato Tyson Gay il Grande Imbranato. Proprio lui, l'uomo che doveva insidiare il recordman giamaicano Usain Bolt. Gay e Patton non sono riusciti a coordinarsi nel passaggio del testimone che, nell'evidente sconforto dei due atleti, è caduto a terra. La squalifica è inevitabilmente scattata.




E gli Azzurri?

La staffetta maschile 4x100 è stata squalificata dai giudici insieme alla Gran Bretagna (a beneficiarne è stata la Cina), ma comunque sarebbe stata fuori dalla finale con il tempo di 39"12. Le polemiche da parte degli staffettisti azzurri sono proseguite ai microfoni della Rai, con Simone Collio che ha attaccato duramente la Federazione Italiana di Atletica Leggera: "Abbiamo sbagliato e ci prendiamo tutte le nostre responsabilità" ha detto il velocista azzurro, "ma non è tutta colpa nostra. Dai mondiali di Parigi in poi, abbiamo cambiato sei volte il quartetto. Vengono prese decisioni che a mio avviso non sono corrette. E noi non capiamo perché. Così non si va da nessuna parte."


Da nessuna parte sono andate anche le nostre "campionesse", che in quanto a imbranataggine cercano il loro pari tra tutte le squadre del mondo. Quattro cambi sbagliati su quattro... Incredibile ma vero.


Dopo le risate fatte ieri sera grazie all'Italia del calcio (ri-debutto del "genio degli allenatori", quel Lippi che ci ha fatto vincere un mondiale con 10 difensori e 1 attaccante), 2-2 contro la "fortissima" Austria, non credevamo di poter ridere allo stesso modo pure oggi...

Lo sport, quando vuole, fa proprio bene alla salute!

martedì, agosto 19, 2008

Lettera di un giovane depresso a Beppe Grillo

Caro Beppe,

sono un diciassettenne di Castellammare di Stabia, vicino Napoli, e ti scrivo questa lettera per ringraziarti, ringraziarti di avermi aperto gli occhi sullo stato di disastro in cui si trova il nostro paese, ringraziarti per aver intrapreso tutte quelle battaglie in cui ti fai sempre moltissimi nemici, ringraziarti per avermi fatto scoprire i veri nemici ed i veri uomini neri da cui mi devo guardare. Eppure, nonostante questo devo dirti che ti odio profondamente. Ti odio perchè per la prima volta mi hai fatto riflettere sul fatto che per me il futuro non può essere che peggiore del presente, ti odio perchè mi hai fatto rendere conto che la mia vita non è nelle mie mani, ma nelle mani di "un qualche consiglio di amministrazione con sede alle Isole Caiman" che farà danni a cui io ed altri futuri uomini della classe dirigente dovremo cercare di trovare rimedio, ti odio perchè mi sono reso conto che le persone non fanno niente per cercare di risolvere i problemi, ma anzi cercano di ignorarli, quindi volevo dirti principalmente che ti odio Beppe Grillo, perchè per la prima volta ho paura pensando al futuro, per la prima volta se penso al futuro non mi vedo più come dottore o come nuotatore ad un olimpiade (sogni molto contraddittori a dir la verità), ma mi vedo in un mondo rovinato dall'avidità e dalla cecità dell'uomo, sommerso da merda tossica di ogni tipo e genere, e fattura e provenienza, mi vedo mentre cerco di difendermi da problemi come il cancro,le guerre per il petrolio, il razzismo, gli psiconani (perchè quelli ci saranno sempre), le energie rinnovabili che esistono da inizio '900 e che vengono ignorate, penso a tutto questo.....e ho paura, tanta paura. Alcuni dicono che nel 2019 un asteroide colpirà la terra e ci spazzerà via, io spero che sia vero, perchè sarà solo il male minore che ci affliggerà per quel periodo, e poi più nulla. In conclusione , volevo dirti che nonostante io ti odii, continuerò a sostenerti SEMPRE ED INCONDIZIONATAMENTE, perchè finché ci sarai tu che combatterai per quel che ritieni essere giusto, il futuro sarà un po’ più promettente per me, perciò non perdere mai le speranze grilletto e continua ad urlare "VAFFANCULO!!!" per tutti noi.


http://www.beppegrillo.it/

domenica, agosto 17, 2008

Leggete e fate leggere 'Famiglia Cristiana'

Il settimanale dei Paolini ha criticato la "politica miope e lontana da problemi gente" di questo governo. E, come fa non da ieri, ha espresso preoccupazioni per il futuro degli italiani, chiedendosi: "Riuscirà [Berlusconi, "presidente spazzino"] a fugare il sospetto che quando è al potere la destra i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?" Inoltre critica "la sciocca e inutile trovata" delle impronte digitali ai bimbi ROM, con cui il nostro Paese sfiorerebbe il rischio di un nuovo fascismo.


Sulla pubblicazione si sono scagliati tuoni e fulmini: dal Vaticano e da vari rappresentanti governativi. "Qui" hanno spiegato da ambienti vaticani "è noto come questo settimanale lavori: in un certo senso sono fuori dalla realtà. Affrontano sì i grandi temi (famiglia, la droga, i giovani ecc), ma utilizzando vecchi schemi. Il riferimento al fascismo è uno di questi".

 

            (Gli editoriali "incriminati" di Famiglia Cristiana li trovate qui:
1 e 2.)


In anni recenti, Famiglia Cristiana ha criticato il governo Berlusconi in particolare per l’invio di soldati in Iraq, per le cosiddette leggi ad personam e per la riforma scolastica proposta da Letizia Moratti. Poi però è toccato anche al governo Prodi, accusato per il numero esagerato dei suoi componenti, per la presentazione del disegno di legge governativo sui DICO e per l’assenza di politiche in favore della famiglia.

Per quanto possa valere il parere di un laico - perdipiù ateo! -, Famiglia Cristiana non ha mai messo in discussione i valori autentici e basilari del cattolicesimo, anche se da tempo ha scelto la politica delle mani libere, promuovendo un’informazione sui fatti di casa nostra senza legarsi a nessuno schieramento e richiamando i governi a una soluzione dei problemi che rifletta una visione solidale della realtà. Le preoccupazioni espresse dal settimanale sono quelle di almeno la metà degli stessi italiani... 

Osservo, invece, continue prese di posizione concretamente politiche da parte delle maggiori istituzioni ecclesiastiche, che - chiaro! - parteggiano ponziopilatamente per il centrodestra.





Il neosegretario di Rifondazione Paolo Ferrero, che di confessione è valdese, ha espresso la sua simpatia al direttore e al settimanale, "dopo i forsennati e volgari attacchi che ha ricevuto, in queste ore, dai soliti e febbricitanti 'avanguardisti' del PdL (Gasparri, Giovanardi, La Russa, etc.) per aver osato mettere nero su bianco quella che è un'evidenza, più che un giudizio, e cioè che il ritorno del fascismo è, nell'Italia di oggi, un rischio reale". E aggiunge: "Anzi: piu' che un ritorno al fascismo, la situazione ricorda quella del disfacimento della repubblica di Weimar", richiamando alla memoria la confusione - in regime democratico - che precedette l'avvento del nazismo.

 

E Franco Monaco, altro esponente di Rifondazione, afferma: "Si spiega la reazione stizzita e insolente della destra a Famiglia Cristiana: essa [la destra] ha sempre preteso di annettersi la Chiesa, di strumentalizzarla politicamente".




Ma il settimanale cattolico vuole difendendersi da solo; giustamente. Dopo il direttore don Antonio Sciortino (54 anni, originario di Caltanissetta, studi di filosofia e di teologia pastorale a Roma, prete paoliono dal 1988, direttore di Famiglia Cristiana dal 1999) e l'editorialista Beppe Del Colle, a rispondere alle accuse sono i giornalisti del settimanale. E senza fare sconti a nessuno.


"Famiglia Cristiana è una testata importante della realtà cattolica, senza per questo esprimere la linea ufficiale della Santa Sede e della CEI [Conferenza Episcopale Italiana]. I suoi giornalisti sono al servizio solo della verità e della libertà di informazione, in piena autonomia, avendo come stella polare il magistero e la dottrina sociale della Chiesa". Detto questo, "il Comitato di Redazione respinge sia le calunniose affermazioni espresse da politici evidentemente vittima della calura ferragostana sia le dichiarazioni di chi pretestuosamente ha iscritto d'ufficio Famiglia Cristiana nella propria area ideologica".


E, nell'ultimo editoriale, scrive del Colle: "Non siamo mai cambiati nel modo di affrontare le realtà del mondo con spirito di cristiani. Eppure, di tanto in tanto arrivano lettere: siete cattocomunisti. Perchè? Perchè critichiamo l'attuale Governo, come abbiamo fatto con tutti i Governi, anche democristiani, quando ci sembrava giusto e cristiano farlo".

venerdì, agosto 15, 2008

DNA: italiani unici!

... caso mai avessimo avuto dubbi...

La ricerca condotta dalla rivista Current Biology giunge alla conclusione che quella degli italiani è una stirpe praticamente a sé stante. Nella mappa genetica europea, solo noi e i finlandesi formiamo due "isole" separate.
Nel nostro caso, l'unicità genetica sarebbe stata preservata dalle Alpi, che, agendo da barriera genetica oltre che geografica, hanno reso più difficile al nostro DNA combinarsi con quello di altre popolazioni europee.



Leggo già la perplessità sul volto di molti connazionali, che si ritengono affatto appartenenti alla "tribù" italica e sentono di assomigliare di più a un francese o a un greco o a uno scandinavo piuttosto che al vicino di casa...

domenica, agosto 10, 2008

Videomessaggio dell'amico Fred

"Non è a Pechino perché troppo vecchio!"



L'amico Fred ha lasciato il Lazio e l'Italia per andare a vivere negli Stati Uniti, da dove spedisce messaggi ai connazionali e al mondo intero (lo fa anche in inglese) usando la piattaforma YouTube. Il suo nomignolo di riconoscimento è: freedomanddemocracy.



sabato, agosto 09, 2008

Il sultano dell'Oman regala a Palermo 5,5 milioni

Ha visto Palermo senza mai scendere dall'Al Said, il suo panfilo a tre piani da 155 metri con biblioteca, eliporto e giardino fornito di 5.000 piante. Il Sultano dell'Oman, Qaboos Bin Said, nel capoluogo siciliano da martedì scorso, si è accontentato di guardare le bellezze architettoniche palermitane su uno schermo gigante allestito all'interno dell'imbarcazione reale dove vengono proiettati i video realizzati dai suoi fedeli servitori.

"E' questa la sua vacanza" fanno sapere le persone a lui vicine. "Tanto relax, musica classica in sottofondo e lettura di tanti libri." E, tra una pausa e l'altra, il sultano si diverte a guardare le fotografie scattate e i video girati negli ultimi giorni dai collaboratori che sono stati sguinzagliati in giro per la città: da Montepellegrino al Palazzo dei Normanni, dalla Cattedrale di Palermo a quella di Monreale.

Ma di mettere piede fuori dall'Al Said non ci pensa proprio il sultano. Non ha presenziato neppure la cerimonia di consegna di tre assegni, del valore complessivo di 5,5 milioni di euro, all'ospedale dei bambini "Di Cristina", al Conservatorio di Palermo e all'associazione Telefono Azzurro. Sorpresi, e soprattutto grati, i destinatari dei maxi-assegni, ancora increduli.

Qaboos Bin Said non si farà vedere nemmeno questa sera, quando si terrà la cena di gala a bordo del Fulk Al Salamah, la nave d'appoggio del panfilo reale. Gli invitati sono uomini che occupano le poltrone che contano; nessunissima donna al seguito. La nave è off limits alle donne.

La nave-appoggio su cui si terrà la sontuosa cena di gala, ormeggiata accanto all'Al Said e che ha un elicottero militare a bordo, è color crema. Un po' più corta del panfilo reale, misura "appena" 135 metri. Gli scalini dei sette ponti della nave sono rivestiti di finiture dorate. Ci sono tappeti ovunque, naturalmente di grande qualità. E poi ci sono dappertutto le foto del sultano. I mobili sono coperti da centrini bianchi candidi, tutti rigorosamente fatti con l'uncino a mano. E poi, tanta frutta fresca sui tavolini di ciliegio e ciotole d'argento piene di cioccolatini e noccioline.
Per la cena, si prevede cucina tipica omanita, leggermente occidentalizzata. I tavoli saranno coperti da tovaglie rifinite con filo d'oro. Infine, piatti in porcellana finissima, bicchieri di cristallo pregiato e posate in oro massiccio.

Dicono che il sultano sia molto "soddisfatto per l'accoglienza ricevuta". E c'è da crederci. Il via-vai di persone sul molo Vittorio Veneto del porto di Palermo non è mai finito. A tutte le ore ci sono intere famiglie che vanno lì per scattare qualche foto e sognare ad occhi aperti.

mercoledì, agosto 06, 2008

La SPD espelle l'ex ministro Clement

La socialdemocrazia è

un mostro senza testa.

La socialdemocrazia è

un gallo senza cresta...


cantava Claudio Lolli in tempi politicamente meno ambigui. La Sozialdemokratische Partei Deutschlands (SPD) è stata per oltre 100 anni punto di convergenza della sinistra tedesca, anche perché, fin dalla nascita della Bundesrepublik, aderire al KPD (il partito comunista) significava - e significa - beccarsi un Berufsverbot - un divieto di lavoro -, cosa che stranamente non avviene se si è membri di un gruppuscolo in odore di nazismo. Nel dopoguerra, il periodo più brillante della SPD si ebbe con il governo di Willy Brandt (1969-'74), che dovette dimettersi perché il suo segretario venne smascherato come spia della DDR (ovvero della Germania "comunista"). Il successore di Brandt fu Helmut Schmidt,  personaggio assai discusso per le sue tendenze riformistiche.


Ma l'intera storia della "nuova" SPD (dal 1946 in poi) ha a che fare con il riformismo ideologico: il partito ripudiò il marxismo nel congresso di Bad Godesberg (1959) sotto l'influenza di Herbert Wehner, adottando il Godesberger Programm che rimase in vigore fino al 1989 quando fu sostituito dall'ancora più moderato Berliner Programm. Quest'ultimo fu in pratica una svolta a favore del neoliberismo messa in atto da Gerhard Schröder, Cancelliere dal '98 al 2005 e fautore della cosidetta politica di "nuovo centro" (Neue Mitte). Schröder, ex avvocato di successo, era chiaramente animato da interess personali. Dopo cinque anni disastrosi per la classe operaia (l'inizio del caos che regna attualmente), nessuno si sorprese quando lui si ritirò dalla politica per accettare un incarico lucroso offertogli dal gigante russo Gazprom. Il mandato di Schröder deluse talmente i socialdemocratici di vecchia fede che molti "emigrarono" nella PDS (formatosi da una costola del partito di regime dell'ex DDR). Ora, grazie anche alla spinta a sinistra di "Die Linke" (movimento nato dalla fusione di PDS e Lavoro e Giustiza sociale – Alternativa elettorale), i "veri" socialdemocratici hanno riconquistato la lobby del partito-madre. Era già nell'aria la condanna dell'"Agenda Schröder" da parte dei dirigenti socialdemocratici; dunque, la recente esclusione dalla SPD dell'ex Ministro per l'Economia Wolfgang Clement è solo un'azione conseguente, anche se ha destato tanto scalpore.


Il motivo dell'espulsione risale alle elezioni regionali di aprile nel Nordrhein Westphalen. Clement aveva invitato gli elettori socialdemocratici a non dare il loro voto alla candidata socialdemocratica Andrea Ypsilanti. A provocare forti proteste nell'elettorato socialdemocratico era stato in particolare il fatto che Clement, membro del "consiglio di sorveglianza" di una ditta affiliata al gruppo energetico RWE, aveva attaccato la Ypsilanti per il suo no alle centrali nucleari. Alcune sottosezioni della SPD avevano immediatamente chiesto provvedimenti nei suoi confronti, per comportamento nocivo agli interessi del partito.


Il 67enne politico, iscritto alla Spd dal 1970, all'epoca si era detto "molto preoccupato dai passi indietro che vengono compiuti soprattutto nelle politiche del mercato del lavoro" e aveva anche minacciato di lasciare la SPD se questa si fosse avvicinato troppo a "Die Linke".


La sua espulsione dal partito rappresenta un messaggio chiaro agli elettori di sinistra: "Siamo tornati a essere i rappresentanti della classe lavoratrice". E, aggiungiamo noi, degli intellettuali come Günter Grass, che dalla SPD è uscito polemicamente più volte per poi farvi ritorno altrettante volte. L'unico torto che Grass certamente si autorimprovera: quando  Schröder si candidò per la poltrona di Cancelliere, celebre e già allora vetusto scrittore, lo aiutò entusiasticamente durante la campagna elettorale; non sapendo, appunto, quali fossero le vere mire dell'"Uomo Schröder": finire di smontare l'impianto assistenziale dello Stato a favore di grossi imprenditori e multinazionali. Da quel quinquennio, più di mezza Germania ha l'acqua alla gola a causa delle disuguaglianze sociali e della precarietà...  



  Günter Grass: anche lui deluso da Gerhard Schröder e dalla sua agenda neoliberista