domenica, gennaio 27, 2008

Brando junior: una tragica esistenza

 Il figlio maggiore di Marlon Brando, Christian, è morto per complicazioni polmonari. Aveva 49 anni.

Era anche lui attore, ma privo del carisma del padre. La notorietà gli arrivò non per il talento artistico ma per la sua turbolenza: nel 1990 finì in prigione per omicidio volontario nei confronti del fidanzato della sorellastra Cheyenne, la quale si suicidò pochi anni dopo.

Christian Brando era ricoverato da due settimane in un ospedale di Hollywood e negli ultimi giorni era entrato in coma, tenuto in vita da una macchina per la respirazione artificiale.


 

sabato, gennaio 26, 2008

Ancora su 'I Canachi'

Allora, c'è questo mio romanzo sull'emigrazione italiana in Germania che reca il titolo I Canachi, reperibile sia online sia in versione cartacea. Ha una gestazione ultraventennale. Nel 1986, quando andai a vivere insieme a Mary, era un brogliaccio di circa 400 pagine manoscritte, assemblate durante i cinque anni trascorsi come lavapiatti, pizzaiolo e cuoco Don Juan. Pian piano ricopiai il tutto con una macchina da scrivere "Triumph" acquistata presso un mercatino delle pulci. Negli anni Novanta nacque la versione elettronica del romanzo (sul mio primo PC, un 486 DX), e intanto le pagine erano diventate 300. La revisione definitiva risale al 2006, e le ultime lievi corretture le ho effettuate nel 2007.

Ogni tanto ricevo e-mails perlopiù entusiaste di lettori di ogni età. Ricordo ad esempio uno scambio di corrispondenza con un giovane che lesse I Canachi proprio alla vigilia del suo trasferimento ad Amburgo... "Mi ha fatto ridere e piangere" affermava nelle sue prime righe a me indirizzate, evidentemente riconoscendo qualcosa di sé in Marco, il protagonista. Quel lettore era poco più che ventenne e dalle sue e-missive capii che possedeva una cultura davvero enorme: aveva letto di tutto nella sua vita, eppure era destinato ad andare a lavorare in Germania come lustrabicchieri; se non sbaglio, in un ristorante di proprietà dello zio.

Ma i riconoscimenti davvero inaspettati - quanto oltremodo graditi - sono quelli che provengono dal mondo accademico. Dopo essere stato citato nel saggio di un docente dell'Università di Bari (Pasquale Gallo: "Multikulti-Zoo". Kanak Sprak di Feridun Zaimoglu e il contesto semasiologico (post-)coloniale, apparso sulla rivista Links, iv - 2004), ecco che Anne-Teresa Patt, studentessa di Letteratura e di Scienze dei Media e della Comunicazione, decide di discuterlo in un seminario sull'emigrazione e sulla cultura italiana (o forse semplicemente sulla cultura dell'emigrazione italiana) tenuto all'Università di Siegen dalla Dottoressa Laura Roman del Prete.

Grandi successi in piccoli teatri...

domenica, gennaio 13, 2008

Il dittatore dello Stato Libero di Bananas

 Il titolo originale è Bananas, che significa qualcosa come "Follie". Allen scelse di chiamare così il suo secondo film (il terzo, se includiamo Che fai, rubi?) in parte per omaggiare i Marx Brothers (Duck Soup, 1933). In realtà, nell'originale lo Stato sudamericano in questione si chiama "San Marcos", non "Bananas", e il dittatore risponde al nome di "Esposito" e non a quello di "Castrado"; ma le variazioni nella versione italiana - la maggior parte di esse abbastanza decenti - sono giustificabili con le esigenze di creare un approccio tra il nostro pubblico e l'allora semisconosciuto comico ebreo-americano.


La storia:

Fielding Mellish (Woody Allen) lavora come collaudatore in una grande azienda. E' un omino dalla vita scialba, ma tutto cambia quando si innamora di Nancy (Louise Lasser), una ragazza socialmente impegnata che lo coinvolge in picchetti e lotte politiche. Quando tra i due il rapporto finisce,  Fielding, disperato, va a trascorrere le vacanze a Bananas. Lo sperduto Paese latino-americano è teatro della lotta tra i ribelli di Castrado e le forze armate che fanno capo al dittatore di turno, Emilio Molina Vargas. Il piccolo "gringo" si ritrova a combattere insieme ai guerriglieri e poi finisce addirittura per guidare il governo rivoluzionario che ha soppiantato quello di Vargas. Nascosto dietro a una ridicola barba posticcia, Fielding si reca negli Stati Uniti per chiedere aiuti economici e lì viene smascherata la sua vera identità: è lui quel cittadino americano che era stato dato per scomparso nello Stato di Bananas... Un turbinio di eventi lo porterà in tribunale e infine a essere un idolo della folla.


Per i tempi che correvano, Il dittatore dello Stato Libero di Bananas era una satira davvero feroce contro la politica estera statunitense, anche se (come sempre in Allen) non mancano le frecciatine a un certo tipo di vita "alternativa", sinistrorsa. La Lasser, nei panni di Nancy, interpreta la tipica attivista sociale che non disdegna di dedicarsi a pratiche esoteriche e, per fare un altro esempio, l'ultima scena è una presa in giro del bed-in di John Lennon e Yoko Ono. Quelli erano anni ricchi di eventi-clou; basti ricordare che nel 1971, e dunque al momento in cui il film uscì, era ancora in corso la guerra in Vietnam. Allen e il suo coautore Mickey Rose (la cui firma è anche sulla sceneggiatura di Prendi i soldi e scappa, 1969) dovevano solo attingere a piene mani dalla cronaca...  


Ma a rendere piacevole ancora oggi il film è la vis comica del giovane Woody, davvero irresistibile. Stupende le riprese dell'abbuffata-a-due in riva al mare insieme alla bruna rivoluzionaria, con l'attore che rumina in maniera divinamente disgustosa. Una gag simile si ripeterà ne Il dormiglione, stavolta in un pranzo futuristico con Diane Keaton.

Louise Lasser, attrice dai tratti scandinavi, fu la seconda moglie di Allen. Aveva già recitato con lui in Prendi i soldi e scappa. Al tempo di Bananas, la coppia era già divorziata da un anno. Dopo Louise, nella vita del piccolo genio di Brooklyn entreranno la Keaton, Stacey Nelkin, Mia Farrow... ma per quasi trent'anni, e cioè fino al 1997, quando recherà sull'altare la propria figliastra Soon-Yi, Woody non si risposerà più.




"Avevo un buon rapporto, direi, con i miei genitori. Di rado mi picchiavano. Anzi, credo che mi picchiarono, in effetti, un’unica volta, durante l’infanzia. Cominciarono a picchiarmi di santa ragione il 23 dicembre del 1942 e smisero nel ’44, a primavera inoltrata."







Da segnalare in Bananas l'esordio di un giovanissimo Sylvester Stallone nel ruolo del teppista metropolitano.

Il soundtrack, comprendente la canzone "Quiero La Noche", è stato composto da Marvin Hamlisch, uno dei pochissimi artisti ad aver vinto Oscar, Emmy, Tony e Grammy.

giovedì, gennaio 10, 2008

Bizzarrie amerikane

Per il detective di polizia Travis Rapp, che pure di cadaveri ne ha visti tanti, lo stupore è stato enorme: spostando lo sguardo oltre la vetrata del ristorante in cui stava pranzando, è stato fulminato dalla visione di due uomini che spingevano una sedia d'ufficio, e su quella sedia c'era un morto. Nel cuore di Manhattan! "Sulle prime ho pensato che fosse uno scherzo" ha detto Rapp. "Ho voluto illudermi che non si trattasse di un essere umano bensì di un manichino. Ma era troppo rigido, troppo pallido..."

Una rapida ispezione ha confermato il terribile sospetto: sulla sedia con rotelle c'era in effetti un uomo deceduto. I due tizi che lo spingevano erano amici suoi intenzionati ad incassare i 355 dollari del suo assegno di sostentamento.

David J. Dalaia e James O'Hare, entrambi 65enni, sono due piccoli criminali eroinomani noti alla polizia fin dagli Anni Sessanta. Il morto era Virgilio Cintron, un 66enne cha divideva l'appartamento con O'Hare. Apparentemente Cintron è spirato per cause naturali. Anche lui era un piccolo delinquente; negli ultimi tempi era stato ricoverato in ospedale perché affetto dal morbo di Parkinson.

A un'ora di grande traffico, O'Hare si è presentato insieme a Dalaia a uno sportello bancario nella zona di Manhattan nota come "Hell's Kitchen" dicendo di voler scambiare uno sheck. Lo sheck era però intestato a Cintron, e l'impiegato si è rifiutato di accettarlo da persone intermedie.
"D'accordo" ha detto O'Hare, "prendiamo il nostro amico e torniamo."

Evidentemente Virgilio Cintron è morto svestito, poiché il suo cadavere, già rigido, era malamente abbigliato. I calzoni erano sbottonati e non gli arrivavano alla cintola (provate a infilare un paio di pantaloni a un morto!), perciò i due compari gli avevano coperto le gambe con un cappotto prima di trasportarlo fuori di casa.
I numerosi passanti di Manhattan hanno seguito la scena sgomenti: una persona con la testa rivolta all'indietro, gli occhi chiusi, la bocca semispalancata e alquanto ceruleo in volto, su una sedia d'ufficio color rosso spinta da due tizi assolutamente noncuranti delle occhiate e dei commenti... Solo l'intervento di Travis Rapp ha impedito loro di entrare nella banca con il defunto. Peccato, perché sarebbe interessante apprendere come avrebbe reagito l'impiegato.

venerdì, gennaio 04, 2008

'Un turista nel Golfo - August von Goethe'

Nel 1830, sulle orme del nonno Johann Caspar e su quelle del celebre padre Johann Wolfgang, August von Goethe non solo si recò in Italia visitando alcune tra le principali città del nostro Paese, ma tenne anche lui un diario di viaggio, che inviava diligentemente al genitore, a Weimar, un po' per volta, a puntate, come un romanzo d'appendice. Rimasto inedito fino alle soglie del 2000, In viaggio verso il Sud (Auf einer Reise nach Süd) è stato pubblicato dalla casa editrice Hanser grazie all'impegno di due studiosi tedeschi che hanno portato alla luce tutte le annotazioni di August.

Un altro studioso, stavolta italiano, esamina soprattutto il soggiorno spezzino del figlio di Johann Wolfgang von Goethe. Stiamo parlando di Alberto Scaramuccia, autore di diversi libri sulla sua città natìa che indagano approfonditamente sullo sviluppo socio-politico della provincia ligure fin dall'Ottocento.



Alberto Scaramuccia
Un turista nel Golfo - August von Goethe

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Chi è l'autore

Alberto Scaramuccia, nato alla Spezia nel 1947, si è laureato in lettere con la lode all'Università di Pisa nell'anno accademico 1969/70 discutendo una tesi, pubblicata dall'Accademia della Crusca, su un umanista da lui scoperto. Ha insegnato fino a pochi anni fa. I suoi interessi si rivolgono alla storia locale, vista come momento fondante dell'identità collettiva; alla produzione informatica (ha pubblicato 3 cd-rom di storia locale per un totale di 13 prodotti fra cui l'ampia ed articolata Storia della Spezia); ai moderni modi del comunicare. Un suo lavoro su quest'ultima tematica (La scrittura nel mondo globale) è stato pubblicato negli atti di un convegno di studio organizzato dall'Università di Ferrara.

A questo indirizzo è presente un elenco dei libri da lui pubblicati.

E questo è l'URL delle Edizioni Cinque Terre.


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Dei saggi di Alberto Scaramuccia, i più famosi sono forse La Spezia ai tempi del colera e La Spezia e l'Arsenale.
Ma torniamo ad August von Goethe.

Non mancano, in questo viaggio italiano di August (intrapreso insieme a Eckermann, il fido segretario paterno), incidenti e tragedia finale: il soggiorno nel Belpaese di Goethe junior si concluse infatti con la sua morte (quanto improvvisa?) avvenuta a Roma e dovuta apparentemente a cirrosi epatica. Quest'ultima è una tesi sostenuta da svariati storici; ma, leggendo il libro di Scaramuccia, siamo stati assillati da un dubbio. Al termine del suo soggiorno spezzino, infatti, August von Goethe va a visitare il lazzaretto di Varignano. E su questa visita il quarantunenne figlio di un "Übervater" (ovvero di un Superuomo nelle vesti di genitore) si dilunga ampiamente in una delle sue lettere-diario.
"... l'accurata descrizione [del Lazzaretto] che August stende è ricca di informazioni per noi: sia sulla struttura, che sul suo funzionamento", scrive Alberto Scaramuccia.
Sembra che nel Lazzaretto regnassero misure di protezione eccezionali per i visitatori e, ovviamente, per chi vi lavorava. Ma l'autore del saggio ci tiene a relativizzare: "Allora, certo, le conoscenze [medico-igieniche] erano quelle che erano: siamo pur sempre nei pressi degli anni di Donna Prassede e di Don Ferrante..."
Non è ipotizzabile, dunque, che al lazzaretto di Varignano August contrasse, se non la peste, qualche altra infezione ugualmente letale?

Sono tante le considerazioni che si possono ricavare da Un turista nel Golfo - August von Goethe. Come si conviene a ogni lavoro di ricerca serio e ben calibrato, Scaramuccia non si limita a descrivere fatti attinenti al solo territorio ligure, bensì, allargando il discorso all'ambito europeo - e in particolare alla Germania -, ricollega il "microevento" del soggiorno spezzino di August von Goethe al panorama storico della fine del XVIII secolo. L'ultima, vasta parte del libro, che reca il titolo "Guerrieri e Fortilizi", abbraccia un periodo che va dagli antichi Romani fino ad arrivare a un altro figlio di un forse troppo illustre padre: Klaus Mann; e contiene alcune pagine altrettanto interessanti sulla "vacanza" rivierasca di Rosa Luxemburg.

In Italia, August - torniamo a lui perché è lui che rappresenta il fulcro di questo saggio - ha una fretta ossessiva di vedere e conoscere che è tipica dei tempi moderni. Come ogni turista che va in giro a osservare le bellezze del nostro Paese (ma anche le particolarità meno belle, quelle che, principalmente a un nordeuropeo di quei tempi, dovevano apparire a dir poco esoticamente strambe), non può assorbire ogni cosa, naturalmente. Ma, come risulta chiaro anche da questa sua tappa in "Sprugolandia" (nome che Scaramuccia si è divertito a forgiare mutuandolo da Sprugola, un corso d'acqua), c'è una grande irrequietezza in lui: l'ansia tipica di chi deve assolvere per forza a un compito imposto dalla famiglia. August riesce a dominare quest'ansia solo bevendo un "quartino" a tutte le ore...

August von Goethe morì lasciando moglie e tre bambini. Il suo diario di viaggio, che il padre aveva scorso frettolosamente con una mezza idea di pubblicarlo, venne poi messo definitivamente da parte per volere dello stesso autore del Faust.



La tomba nel "Cimitero acattolico" a Roma


Alberto Scaramuccia
Un turista nel Golfo - August von Goethe
Edizioni Cinque Terre, pagg. 192; € 12,00.

Il libro, pubblicato nella primavera 2005 nella collana di saggistica "Vernazza", è tuttora reperibile presso la casa editrice.

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