domenica, settembre 30, 2007

L'ultimo libro di Naomi Klein...

è un pugno in faccia al neoliberismo. E in particolare a Milton Freeman (Premio Nobel spentosi nel 2006) e ai suoi seguaci, i cosiddetti "Chicago Boys". Gli ex studenti di Freeman in una delle facoltà di Economie più rinomate del mondo hanno incominciato, a partire dagli Anni Cinquanta, a occupare posti importanti nelle organizzazioni governative e commerciali degli USA e di altri Paesi, attuando conseguentemente la dottrina "shock" del loro maestro.

The Shock Doctrine: The Rise of Disaster Capitalism è un volume di quasi settecento pagine in cui Naomi Klein, famosa attivista anti-globalizzazione (salita alla ribalta per il suo bestseller No Logo) dimostra le strategie dei neocapitalisti. Una di queste è quella di indebolire uno Stato o un'intera, vasta regione del mondo attraverso manovre d'urto sia politiche che ambientali. Il crollo del comunismo con la conseguente caduta della Cortina di Ferro, il conflitto iracheno e l'uragano "Katrina" sono solo tre dei numerosi esempi riportati nel tomo. Subito dopo lo "shock", l'elite politico-finanziaria approfitta del caos per favorire l'affermazione di leggi a discapito della volontà popolare.
The Shock Doctrine può considerarsi un vero e proprio di testo di Storia moderna. La Klein ha effettuato ricerche approfondite che ci mostrano il modo in cui Freeman e consorti hanno portato avanti la loro conquista del mondo. Dal golpe di Pinochet in Cile al massacro di Piazza Tienamen a Pechino, per passare inevitabilmente agli attacchi terroristici dell'11 settembre: ovunque i Chicago Boys hanno avuto un ruolo predominante. Molto dura la critica mossa dalla scrittrice sia alla CIA sia al sistema sanitario degli Stati Uniti (in apertura del libro viene descritto il trattamento a base di elettroshock e droghe di un cittadina americana caduta nelle grinfie di un psichiatra sadico; esempio che si offre come triste paradigna: come per abbassare le difese di un prigioniero si adottano tecniche di shock, così per abbassare quelle della comunità si possono sfruttare gli shock collettivi).
Contrariamente a quanto dichiarano i suoi sostenitori, il neoliberismo non ha affatto recato benessere a tutta l'umanità, bensì ha accentuato le disuguaglianze fra le differenti classi sociali all'interno di uno stesso Paese e le sperequazioni tra nazioni ricche e il "sud" del mondo. Ovvero, è aumentata la ricchezza di alcune regioni mondiali e delle multinazionali a discapito della maggioranza dei poveri. Gli esiti per le popolazioni locali sono disastrosi (a parte i pochi individui che ne traggono un dubbio vantaggio) e gli stessi Stati Uniti, insieme ai Paesi dell'EU, stanno a testimoniarlo: l'indice di povertà e la perdita della libertà (quest'ultima espressa tra l'altro sotto forma del capestro di "riforme fiscali") crescono a dismisura anche all'Ovest.
E, sottolineamolo ancora, uno degli effetti collaterali maggiori di questo capitalismo d'assalto sono le catastrofi naturali. Dunque, la resistenza contro questo strapotere del capitale, contro l'arricchimento selvaggio e lo sfruttamento delle risorse umane e naturali, è d'uopo; altrimenti che mondo erediteranno da noi i nostri figli?



In un breve film realizzato insieme ad Alfonso Cuaron (il regista di Children of Men), Naomi Klein ci illustra per linee generali i contenuti della sua nuova, esplosiva opera.






Fonti d'approfondimento:

Truthout.org
ZNet
Le giornate a modo mio...
bernyblog
Metropoliautonomiapossibile

venerdì, settembre 21, 2007

domenica, settembre 16, 2007

Quelli che il calcio: senza Gnocchi non funziona

Gene Gnocchi era l'anima di Quelli che il calcio. Senza di lui, il programma condotto (per il settimo anno consecutivo) dalla Ventura è diventato un riempitivo domenicale tutt'altro che appagante. Come al solito il calcio viene ridotto a pochi commenti e ai risultati che scorrono in fondo allo schermo; il resto è un minestrone di personaggi scoloriti, primo tra tutti "Lucifero" (la voce fuori campo, stupida e tutt'altro che dissacrante). Mancano comicità e buon umore, sacrificati sull'altare di un teatrino dell'assurdo da bar di periferia. Si salvano soltanto Max Giusti e Lucia Ocone con le loro esilaranti parodie, ma ci vuole ben di più per occupare in maniera interessante e divertente tutte queste ore. Peccato che non si sia dato spazio ai re italiani dell'umorismo (si potevano invitare a turno Aldo, Giovanni e Giacomo, Picarra e Ficone et similia). I responsabili devono comunque inventarsi qualcosa per ridare un senso al programma.





La storia in sintesi di Quelli che il calcio

Inizio: 1993 su Rai 3. L’idea era quella di produrre un contenitore calcistico che potesse divertire come Mai Dire Gol della Gialappa’s Band in onda su Italia 1.
La conduzione della trasmissione venne affidata a un giovane emergente: Fabio Fazio. Fondamentali per le prime edizioni furono le radiocronache di tifosi d’eccezione, come Idris, giornalista sportivo senegalese e sfegatato juventino (ma sua moglie è interista, mentre la figlia tifa per il Milan), che con quel suo modo di seguire le vicende delle "Zebre" è riuscito a diventare simpatico anche ai non-juventini. Tra gli altri personaggi si distinsero Paolo Brosio, Teo Teocoli e Peter Van Wood. Quest'ultimo aveva il compito di fare i pronostici sulla partita di cartello, ma portando spesso sfortuna al team che dava per favorito. Inoltre, i radiocronisti di Tutto il calcio minuto per minuto intervenivano nei goal e nei momenti salienti dei match.
1998: "promozione-trasferimento" di Quelli che il calcio su Rai 2.
Nel 2001 Fazio lasciò e venne sostituito da Simona Ventura, con Gene Gnocchi collaboratore fisso del programma. Nel primo anno con la nuova conduttrice, il calcio occupa ancora una parte importante, poi lo spazio sportivo viene sempre più ridotto a vantaggio di reality e trash vario. L'unica bella novità è il Mainfredi Team, che "ricostruisce" ad hoc tutti i goal della Serie A.
Nel 2007 sparisce anche il Mainfredi Team e Gnocchi decide di abbandonare "per non ripetere sempre le solite battute"... battute che del resto erano divenute meno caustiche e più "politically correct" dopo una telefonata-minaccia del ministro Gasparri.

giovedì, settembre 06, 2007

Ciao, Big Luciano!

Aveva 71 anni. Da tempo era malato di tumore al pancreas.

Nessun dorma.

Luciano Pavarotti era diventato popolare dopo che nel 1961 aveva vinto un concorso come miglior interprete di Rodolfo ne La Bohéme di Puccini. Ogni volta che si esibiva nei grandi teatri di tutto il mondo (dal Covent Garden di Londra al Metropolitan di New York), raccoglieva plausi e applausi. A cominciare dagli anni Novanta formò con Placido Domingo e José Carrera il trio de "I tre tenori". Al culmine del successo divorziò dalla moglie per sposare la sua segretaria Nicoletta Mantovani.